Ciao a tutti,
Molto spesso, partecipando a conversazioni sulle nostre maggiori corazzate, vi sarà capitato di sentire immediatamente parlare di quanto fossero imprecisi i loro cannoni, ponendo l’enfasi sui più possibili ( e talvolta improbabili ) problemi che li avrebbero piagati.
La domanda dunque sorge, era davvero così tragica la situazione? Perché negli anni non si è applicato alcun correttivo?
La risposta a tutte queste domande trova principalmente riscontro nell’utilizzo da parte degli storici di dati “di seconda mano”, principalmente ricavati dai diari degli ufficiali inglesi nei loro incontri con le nostre corazzate.
Questi dati, a volte abbelliti per scopi propagandistici o per enfatizzare le proprie gesta, mostrarono le Littorio come incapaci di un tiro preciso a distanze di ingaggio standard.
Solo dagli anni ’90 finalmente si è iniziato un processo di traduzione e spoglio intensivo di fonti italiane riguardo queste navi e i dati ricavati danno nuova luce all’argomento, vediamoli.
Iniziamo dunque affrontando l’elefante nella stanza: cosa causava l’eccessiva dispersione nei nostri cannoni?
La risposta, venuta alla luce solo nell’ultimo decennio, può stupire perché non indica ne i difetti nei proiettili, ne la poca preparazione dei nostri marinai. Si fa infatti riferimento alla sovra stabilizzazione del proiettile causata da un mix di miscela esplosiva e rigature troppo forti nella canna.
Questo mix portava alla generazione di portanza causata dall’eccessiva rotazione del proietto e al conseguente aumento di dispersione all’aumentare del tempo di volo ( e di conseguenza della distanza).
Uno schema pratico si può vedere in questa immagine ( il nostro caso è l’esempio 3):
Questa, rispetto a problemi derivati dai proiettili, era una situazione molto più transitoria visto che, anche solo facendo fuoco saltuariamente, le rigature della canna avrebbero perso la loro forza, portando il proiettile al corretto rateo di stabilizzazione.
Fatta questa premessa passiamo al topic principale: Come si comportarono davvero i nostri cannoni navali sulle Littorio?
Per cominciare possiamo buttare un’occhio su questa tavola comparativa che prende in causa alcuni dei maggiori calibri navali dell’epoca:
Da quello che possiamo vedere i cannoni da 381mm italiani ( nella legenda linea 1 e 2 ) cominciavano a soffrire di problemi di dispersione sopra i fatidici 20Km arrivando ad un’apertura compresa tra 200 e 300m nella fascia 20-30Km ( tenetevi a mente questo dato ).
Questo tipo di distanze furono raggiunte solo durante i test ed in specifiche battaglie, come confermato nell’articolo di Rivista Militare n.199 del 2010:
Questo da validità alla tabella delle medie dei dati degli esercizi di tiro degli anni 39-40 ( libro Classe Littorio di Bagnasco) dove, con i cannoni OTO, si raggiunse una dispersione media di 290m di prima carica ( la seconda carica non è molto veritiera perché, senza la corretta carica esplosiva, il proiettile era instabile ed entrava nell’esempio 1 della tabella di stabilità in traiettoria vista prima ):
Che ritroviamo riportata nuovamente, stavolta con le corrette distanze di tiro, in “Aggiustando il tiro” di Enrico Cernuschi del 2024, dove ho aggiunto alla tabella modello e carica di tiro visto che erano omesse ( e qui ancora ribadisco quando recenti siano le ricerche “vere” sulla nostra marina):
Questo valore non si discosta molto dalla tavola di tiro completa registrata nel ’39 ricordando che, in quegli anni, sia i cannoni OTO che quelli ANSALDO erano ancora sotto forte scrutinio per migliorarne il rendimento e correggerne i difetti ( e si nota nell’immagine prima dalla dispersione dei pezzi ANSALDO ).
Come si comportarono dunque i nostri cannoni rispetto a tutti quelli delle altre marine?
Riprendiamo la tabella dei test navali e analizziamola:
Escludendo la Iowa, meraviglia della tecnica costruttiva, possiamo andare ad analizzare le performance degli altri cannoni partendo dai nostri avversari diretti nel mediterraneo, gli inglesi.
Nella tabella dei test sono segnati rispettivamente con il numero 3 per il proietto Mk VIIb e il numero 4 per il più performante Mk XXIIb (supercharged).
Inizialmente possono sembrare valori molto più stretti dei nostri, ma c’è un trucco dietro: Gli inglesi condussero e segnarono questi test con nave ferma al porto, facendo fuoco da un singolo cannone per migliorare i dati.
La dispersione con nave in moto, secondo i diari degli ufficiali, aumentava da 1/3 ad un netto 50% facendo fuoco di fiancata ( imitando le nostre navi durante i loro test).
Una tabella relativa a questo la possiamo trovare ancora in “aggiustando il tiro”, dove vengono riportati alcuni test a varie distanze per i vari cannoni della Royal Navy:
Concentrandoci sul colpo sparato a 22Km ( distanza paragonabile ai nostri test di tiro) vediamo come la dispersione si aggiri intorno ai 150m con cannone singolo e nave ferma, ma si alza intorno ai 230m se si fa fuoco di fiancata, cadendo anche questo nel raggio dei 200-300m ( vi avevo detto di appuntare questo intervallo di valori ricordate? Teneteli sempre a fianco da adesso in poi ).
Gli inglesi risolsero questo problema adottando il Mk XXIIb, portando la dispersione intono ai 120m a quelle distanze, che però arrivò molto tardi, praticamente a guerra finita.
Come si comportavano invece i tedeschi?
Nella tabella li vediamo evidenziati con il numero 6 e possiamo notare che i 380mm tedeschi sono migliori in dispersione dei nostri 381mm sopra i 20Km, ma sotto quella soglia la curva inizia ad appiattirsi, rimanendo intorno ai 180m, mentre i cannoni delle Littorio chiudono sempre di più la rosa come si vede in questa tabella comparativa (anche qui sono presenti i valori dei cannoni inglesi con fuoco da nave ferma e cannone singolo):
Per chi sarà andato a bazzicare in giro o su altri forum questi numeri potrebbero non tornare parlando dei cannoni tedeschi, vantati come estremamente precisi e supportati sempre da questa tavola di dispersione per provare tale nomea:
Come è possibile dunque questa differenza? Semplice, l’arma è si la stessa montata sulla Bismarck, ma il sistema considerato è il Siegfried, un cannone costiero montato su affusto singolo girevole completamente stabilizzato che garantiva la massima precisione di tiro anche alle lunghe distanze. ( quindi doppio inganno della cadrega, in questo senso erano più onesti gli inglesi )
Cosa possiamo dire invece dei giapponesi?
Per loro non abbiamo attualmente tabelle di tiro dirette come per le altre marine ( probabilmente gelosamente custodite nei loro archivi storici come è stato per noi ), ma abbiamo testimonianze storiche date da diari di bordo della US Navy.
Nella battaglia di Leyte, scontro di Samar ( fine 1944 ), il vice-ammiraglio Thomas Sparge scrisse parlando delle corazzate giapponesi che aprirono il fuoco intorno ai 25 e i 31Km:
Indicando che l’apertura delle salve ( indicate qui come persino troppo strette ) si attestava attorno ai 180-270m, molto vicino a quei 200-300m di media ( l’avevate ancora negli appunti questo dato? Ritorna spesso vero? ).
Cosa possiamo dire dunque dei cannoni della nostra marina anche solo con le attuali informazioni disponibili? ( Ricordando sempre la frustrazione più volte mostrata dai vari autori nel non aver ancora avuto accesso alle tavole dei test degli anni ’42 e oltre dove la tecnologia migliorò di molto )
Era veramente così atroce la loro dispersione?
Ci si strappava i capelli ogni volta che si vedevano i colpi atterrare nell’acqua?
Come avrete già intuito la risposta è una sola: I nostri cannoni erano assolutamente……normali.
Tolta la variabile unica dei 406mm americani i nostri pezzi da 381mm si mettono assolutamente in linea con quelli delle altre marine, tenendo conto sia dei loro pregi che dei difetti.
La mancanza delle tavole di tiro dei primi anni ’40 fa mordere le unghie perché impedisce di fare un confronto evolutivo diretto con gli altri ( i dati migliori dei 15” inglesi sono con i supercharged del ’44 come quelli dei giapponesi, noi abbiamo ancora tre anni di buco da colmare e ritrovare ).
Quindi, come detto nel titolo, solleviamo il velo su questo aspetto della nostra marina, così coperto da un mix di fonti di seconda mano a volte faziose, un’eccessiva critica da parte dei nostri stessi uffuciali che speravano nell’arma definitiva ( la storia del mitico 47/48 insegna per chi sa) e un brutto gioco di telefono senza fili che si è perpetrato negli anni, esacerbando un problema che alla fine….era molto più contenuto di quanto mai ci abbiano fatto credere.
Spero non siate morti di noia durante la lettura ( sono stato bravo e vi ho evitato pure tutte le formule fisiche dai ) e che, alla fine di questo piccolo viaggio, possiate guardare alle nostre belle navi con un occhio meno critico e più amorevole.
Grazie per l’attenzione.